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20.6.2000 - Marco Bechis

Stato

Presidente: MARIO D'ANDRIA
Giudice a Latere: STEFANO PETITTI
Pubblico Ministero: FRANCESCO CAPORALE
Cancelleria: ORIETTA CALIANDRO

UDIENZA DEL 12.6.2000
Esame del teste: MARCO BECHIS



P.M.: MARCO BECHIS.

ESAME DEL TESTE BECHIS MARCO.-

PRESIDENTE: lei parla italiano vero?

BECHIS M.: sì.

PRESIDENTE: può leggere quella dichiarazione?

BECHIS M.: (assolta formula di rito).

PRESIDENTE: lei si chiama?

BECHIS M.: MARCO BECHIS.

PRESIDENTE: nato quando e dove?

BECHIS M.: 24 ottobre 1955 in SANTIAGO DEL CILE.

PRESIDENTE: e dove risiede?

BECHIS M.: a MILANO.

PRESIDENTE: a via?

BECHIS M.: MORIGI, 8.

PRESIDENTE: può rispondere al Pubblico Ministero cercando di limitare la testimonianza...

P.M.: sì, Presidente, non...

PRESIDENTE: ...al necessario.

P.M.: Signor BECHIS, il 19 aprile del '77 lei viene sequestrato a BUENOS AIRES. Vorrei che raccontasse con quali modalità è stato sequestrato e qual è stata poi la... quello che le è toccato di subire.

BECHIS M.: dunque, io ero studente in una scuola serale per Maestri elementari e all'uscita della scuola, verso le dieci e mezza di sera sono stato prelevato da otto persone in abiti civili e due macchine, che mi hanno sequestrato e trasportato e bendato in un centro di detenzione, che poi ho scoperto è stato il "CLUB ATLETICO" che funzionava in un angolo della città e questo luogo poi è stato distrutto nel '78 per far posto a un'autostrada in funzione dei campionati del mondo che si stavano organizzando. E io ho scoperto il luogo molto dopo, attraverso le testimonianze di altri sopravvissuti dello stesso campo. E sono rimasto in questo luogo pochissimo, sei, sette giorni; io avevo il mio passaporto italiano in tasca, essendo sempre stato italiano di nazionalità e in quei momenti si circolava sempre con i documenti addosso, quindi il mio passaporto era in qualche modo l'unica cosa che avevo addosso, ed è quella che mi hanno preso. E sono stato interrogato come tutti gli altri, diciamo che era... l'interrogatorio elettrico era una prassi, quindi il nostro... a descriverlo credo che l'avete già ascoltato; e quindi come tutti gli altri sono passato attraverso quell'interrogatorio. E sono uscito dopo sei giorni per essere poi trasferito in un carcere militare, già legalizzato, dove ho passato altri tre mesi e mezzo per poi essere espulso come italiano. Il motivo della mia liberazione è legato all'intervento deciso che ha fatto la mia famiglia, che allora abitava in ITALIA, mio padre e mia madre abitavano a MILANO già allora, e che ha funzionato, ha funzionato perché sono arrivati in ARGENTINA immediatamente dopo il mio sequestro. E... e sono riusciti a entrare in contatto con GUILLERMO SUAREZ MASON, Generale Capo della città di BUENOS AIRES. Mio padre all'epoca era Dirigente della "FIAT" in ITALIA, a TORINO, e quindi è riuscito a entrare rapidamente in contatto con questo Generale che era in effetti il responsabile numero uno di tutta la zona di BUENOS AIRES. Questo signore, giocando a golf con qualcuno che parlava e gli chiedeva notizie di me, disse testualmente: "faccia sapere a questi signori che in ventiquattr'ore gli diciamo se si può fare qualcosa oppure se se lo devono dimenticare", cioè esisteva una legge interna in questi campi per cui i prigionieri potevano sopravvivere se non fossero stati coinvolti in quello che loro ritenevano erano azioni gravi. E facendo poi una specie di esame tra i momenti dell'intervento dei miei genitori e il momento della... qui la situazione nel campo di concentramento è un po' cambiata, proprio è coinciso questo intervento con un cambio di atteggiamento nel campo nei miei confronti. Quindi evidentemente la comunicazione tra questo Generale

e quel campo di concentramento era diretta, se non istantanea. E dopo settantadue ore, quindi con due giorni di ritardo, il Generale disse che si poteva fare qualcosa soprattutto perché ero italiano. Ecco, nel frattempo mi hanno fatto ovviamente altri interrogatori per essere sicuri di quante e quali fossero le mie responsabilità diciamo nell'attività politica, io ero militante di base, in ITALIA ero vicino al movimento studentesco, quindi in ARGENTINA sarebbe stato l'equivalente, beh in ARGENTINA i risultati di questo tipo di militanza erano diversi ovviamente. E mi hanno fatto rispondere, cosa che non ho mai più sentito in nessun'altra testimonianza, a un questionario moltiple choice sullo stile di quelli che si utilizzano nelle aziende per fare la selezione del personale. Devo dire che le domande erano abbastanza stupide, del tipo: la militanza lei l'ha seguita per problemi nel lavoro o nel... a scuola, oppure ha problemi in famiglia? Insomma risposte abbastanza banali erano automatiche, ma era molto grosso; si vede che loro tentavano di indagare su... su quale era la mia ideologia per capire poi questo specie di Tribunale interno, illegale e improvvisato, decidere se dovevo sopravvivere o no. E dopo tutta questa serie di verifiche che hanno fatto, sono stato trasferito al carcere militare passando a Superintendenza e su... che sarebbe il centro della Polizia, dove brevemente ho passato alcuni giorni che PERESE ESCHIVEL che è stato... che era appena stato sequestrato. E da lì al carcere militare. E dal carcere militare, dopo quattro mesi di arresto senza nessun tipo di accusa perché non c'era nessun tipo di... di accuse nei miei confronti, sotto la legge del PEN, a disposizione del POTERE ESECUTIVO NAZIONALE, sono stato trasferito all'aeroporto da un comando diciamo sempre della Polizia, sono stato poi consegnato alle autorità dell'Aeronautica dell'Aeroporto di "ESEISA", internazionale di "ESEISA", due militari aeronautici mi hanno accompagnato fino alla scala di un aereo "ALITALIA" dove mi hanno fatto salire e mi hanno riconsegnato in quell'istante il passaporto che mi era stato sottratto il giorno del mio sequestro. Cosa vuol dire? Che questo passaporto che io non ho più visto nel momento del mio sequestro ha attraversato tutti i vari campi di concentramento e i vari luoghi di detenzione dove sono passato indenne. Quindi io trovo una prova di una assoluta organizzazione. Mi fermerei qua... se ci sono altre domande.

P.M.: ricorda qualcuno degli internati nel "CLUB ATLETICO"?

BECHIS M.: ricordo che due persone, che sono le uniche due persone che ho visto, una ragazza soprannominata "MUGNECCA", che mi è venuta a trovare che io conoscevo da prima, e un ragazzo di fianco a lei, biondo, con gli occhi azzurri che mi guardava molto stupito di vedermi, diciamo io ero appena arrivato e loro erano lì da diversi mesi, quindi era un evento vedere qualcuno che arrivava da fuori, che arrivava dal mondo, loro erano nei sotterranei. Ecco, il nome di lei adesso dovrei fare un secondo di memoria e dovrebbe essere... adesso in questo momento ho un vuoto di memoria, lo so ma è un vuoto di memoria. Sono le uniche due persone che ho visto e ho riconosciuto dalla voce, poi facendo una serie di indagini posso dire che la persona che mi ha sequestrato è sicuramente un sequestratore di nome TURCO JULIAN che operava nel campo "CLUB ATLETICO" in quel periodo, ed è fisicamente e somaticamente... lo riconosco e che il Commissario, naturalmente durante l'interrogatorio c'erano sempre due figure, questo forse è stato già detto, non so se... se è il caso si ripeterlo, comunque c'era il buono e il cattivo, c'era chi interrogava con l'elettricità e poi c'era quello che tentava ci convincere a parlare con le buone. Ecco, con lui che aveva questo ruolo nel mio caso, poi ho saputo si chiamava Commissario FIORAVANTI, ed era responsabile del campo che poi si occupò della... del mio caso in quanto era un caso speciale, visto il privilegio di cui godevo lì dentro e per il motivo per cui sono uscito. Il Commissario FIORAVANTI seguendo le testimonianze di MARIO BIGIANI pure, sono riuscito ad individuarlo come uno di quelli che mi ha interrogato.

P.M.: non ho altre domande, grazie.

AVV. GENTILI: Avvocato Gentili Difensore di Parte Civile. Lei ha cercato di descrivere il campo "CLUB ATLETICO", anche attraverso una pubblicazione che reca i nomi dei "Desaparecidos", vuole ridescriverlo, la camera destinata alle torture, dove alloggiavano i sequestrati? Vuole dare una descrizioni fisica del campo?

BECHIS M.: dunque, il campo era sotterraneo come abbiamo già detto, entrando da una scaletta a chiocciola o... immagino a chiocciola, c'era un salone più ampio dove c'era un tavolo da ping pong che serviva come svago ai torturatori che era molto spesso usato. Io ricordo... i ricordi che io ho sono diciamo di equilibrio, perché essendo bendato, ricordo dei percorsi e in diverse occasione nella mia cella, ho levato la benda per osservare in dettaglio il luogo dove stavo passando quei tempi. La cella in particolare che ho visto molto bene essendo stato sempre rinchiuso lì, era una costruzione nuova, una costruzione dipinta di bianco, si vedevano i tubi diciamo delle fogne sicuramente di un piano di sopra, ma si capiva che era stata appena approntata, non era un luogo fatiscente o recuperato. Io poi facendo un'indagine ho parlato con un barista che aveva il suo bar davanti a questo posto, che ancora funziona oggi questo bar, e che mi ha raccontato che ai tempi un anno prima del colpo di Stato, andavano da lui a mangiare degli Operai che gli raccontavano che lì sotto stavano costruendo delle celle e si chiedevano come mai costruivano delle celle in un sotterraneo, in una cantina. Quindi erano di recente costruzione. La camera di tortura era uno spazio, una cella anche quella più grande per poter alloggiare una piastra di metallo che ho visto anche, perché quando mi hanno fatto rispondere a questo mul... di cui parlavamo prima, mi hanno fatto levare la benda da solo nella... nella stanza, quindi io ho potuto osservare in dettaglio il luogo. Questa piastra di metallo serviva a legare piedi e mani il... l'interrogato. Contro il muro ho visto anche sbiadito una... una macchia, sì, di... di sangue, ma pulito, lavato, che formava un semicerchio come se fosse uno spruzzo, no, di... di sangue e questo lo ricordo molto bene. Contro la porta che chiudeva alle mie spalle un calendario che è un classico e basta, non c'erano altre... e c'era però la "picana" di fianco al tavolo, su un tavolino di legno tipo quelli da scuola che questo apparato, questo apparecchio che serviva per l'interrogatorio elettrico. Me lo hanno anche fatto vedere, mi hanno spiegato, vedi: "noi abbiamo usato questa cosa fino a qua, con un voltimetro e possiamo arrivare a qua", quindi come per dire che c'è sempre tempo di aumentare la tensione. Questi apparecchi funzionavano con una tensione di dieci, quindi, ventimila volt e con un basso amperaggio, cioè quello che fa ovviamente molto male, che ammazza è la quantità di elettricità, quindi di ampere. E difatti se uno mette le dita in una corrente di duecentoventi volt, gli ampere sono così tanti che uno muore. Lì gli ampere erano molto pochi ma il voltaggio era altissimo, quindi diciamo la funzione

era quella del male, dell'essere incisivo in un punto come un ago. E questo apparecchio l'ho anche visto ed era di fattura non tanto casareccia, direi quasi semindustriale se vogliamo, no, come è assemblato con pezzi però costruiti in un certo modo. Ed ero... ed ero sempre stato bendato con una benda moderna se vogliamo dire, esattamente uguale a quelle che si usano negli aerei per riposare, ovviamente con degli elastici più... più larghi, con un'imbottitura di cotone molto più spessa, che dava tutta l'impressione di essere fabbricata in serie, no, non... non era uno straccio avvolto intorno agli occhi, ma era qualcosa che qualcuno evidentemente si era messo a cucire e anche a disegnare.

AVV. GENTILI: gli alloggiamenti dei sequestrati, dove sostavano prima e dopo l'interrogatorio?

BECHIS M.: beh, c'era una zona nel "CLUB ATLETICO", che era la cosiddetta "leonera", che era una zona tipo a pareti divisorie e in cui si sostava prima e dopo gli interrogatori, prima di tornare in cella o arrivando dalla cella, ed erano zone compartimentate, con muretti alti un metro e mezzo, che servivano a impedire i dialoghi tra i sequestrati, no.

AVV. GENTILI: come erano le celle?

BECHIS M.: le celle erano larghe, io direi un metro e mezzo forse massimo per due, una roba del genere, e abbastanza alte. Nella mia cella c'era... i letti erano di cemento e sopra c'era la traccia di una altro letto che però non c'era, io ero uno dei pochi che era da solo. E come dicevamo all'inizio, all'ingresso nel campo, mi è stato affidato un numero, il mio numero era A01 e ai piedi venivano applicate delle catene lunghe cinquanta centimetri per impedire di correre con due lucchetti iel... normali. Bisogna ricordare sia il proprio numero, che anche i numeri dei lucchetti perché nel caso in cui poi uno venisse interrogato i lucchetti dovevano essere aperti ma era il sequestrato che si doveva ricordare i numeri da dare.

AVV. GENTILI: per il suo lavoro poi di Regista cinematografico, lei ha avvicinato dei superstiti dei campi, ricorda qualche nome, qualche storia molto brevemente?

BECHIS M.: io sono stato molto a stretto contatto con MARIO BIGIANI è sopravvissuto a tanti campi di concentramento e con il quale ho verificato le informazioni che io avevo accumulato nella mia testa non avendo visto nulla, con l'informazione che lui aveva e vedendo, perché lui è stato senza benda moltissimi anni, in diversi campi di concentramento, quindi è stato intanto per me una verifica storica e poi è stato molto utile, perché insieme abbiamo ricostruito nel film "GARRAGGIO OLIMPO" (come da pronuncia), che ho diretto l'anno scorso, e proprio testualmente il "CLUB ATLETICO" il luogo che si vede nel film è stato fatto con il suo aiuto, esattamente nella ricostruzione e anche il funzionamento del... del campo nel film è... ripercorre proprio il funzionamento di quel luogo.

AVV. GENTILI: grazie, non ho altre domande.

PRESIDENTE: nessun'altra domanda da parte degli altri Difensori? Si può accomodare, grazie, buongiorno.

BECHIS M.: volevo lasciare se è possibile alla Corte una copia del film per visione.

PRESIDENTE: Pubblico Ministero intende chiederne l'acquisizione?

P.M.: sì, chiedo la produzione io per MARCO BECHIS del film "GARRAGGIO OLIMPO" in videocassetta.

BECHIS M.: grazie.

PRESIDENTE: acquisiamo questo documento. Facciamo entrare un altro teste.

P.M.: Presidente, i miei testi sono finiti.

PRESIDENTE: chi abbiamo?

AVV. GENTILI: ci sono due testimoni per la Parte Civile.

PRESIDENTE: eh, se sono di breve durata cerchiamo di concluderli. Quanto pensa di poter dedicare?

AVV. GENTILI: (voce lontana dal microfono).

PRESIDENTE: va bene, intanto iniziamo, cerchiamo di sintetizzare il più possibile e lasciar perdere...

AVV. GENTILI: (voce lontana dal microfono).

PRESIDENTE: vediamo di che si tratta, adesso, intanto iniziamo da uno.

AVV. GENTILI: deciderà lei quando le domande... (voce lontana dal microfono).

PRESIDENTE: sì, bisognerebbe cercare però il più possibile di attenerci alle imputazioni perché adesso sulla parte generale, noi abbiamo sentito questa mattina anche storie che riguardano poi... rientrano nella responsabilità di altre persone, insomma neanche nelle due zone dei due principali nostri imputati, quindi sono cose che non...

AVV. GENTILI: (voce lontana dal microfono).

PRESIDENTE: sì, ma esempi ne abbiamo avuti già tanti insomma, non so quanto sia utile, ha capito? Cioè è superfluo quanto meno. Facciamo entrare.

AVV. GENTILI: MISCHIATTI TERESA.

VOCI: (in sottofondo).


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