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Uruguay
Appello per il caso Perrini - 11.5.2013

All’Onorevole Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati
Al Ministro degli Esteri, Emma Bonino
Al Governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola
Al Senatore Francesco Martone
All’ Onorevole Gennaro Migliore
All’Onorevole Fabio Porta
Al Sindaco di Martina Franca, Franco Ancona

Oggetto: Dichiarazione di prescrizione in Uruguay delle indagini sulla morte di Aldo Perrini durante la dittatura (1973-1985)

Con la presente, nell’ informare le S.V., chiediamo sia esercitata un eventuale azione di contrasto alla prescrizione in Uruguay di un crimine di lesa umanità perpetrato ai danni del cittadino di origine italiana Aldo Francisco Perrini Guala - nato il 25.5.1939 a Carmelo (Uruguay), figlio di Atilio Perrini Salamina, nato a Martina Franca (TA) il 1° settembre 1902.
Aldo Perrini è stato prelevato dalla fabbrica di gelati in cui lavorava il 26 febbraio 1974, per essere rinchiuso in una caserma dell'Esercito uruguaiano a Colonia (Uruguay). Secondo le dichiarazioni di testimoni sentiti nell'istruttoria che era in corso in Uruguay, Perrini è stato torturato fino alla morte ed i suoi resti sono stati consegnati alla famiglia il 3 marzo 1974, minacciando ritorsioni se questa avesse denunciava il fatto. La vittima era un oppositore alla dittatura, elettore della coalizione di sinistra Frente Amplio ma non era un suo iscritto o militante. Una dettagliata descrizione della denuncia penale sul caso si trova nella deposizione del legale uruguaiano della famiglia Perrini, avv. Oscar Lopez Goldaracena.

Nel giugno 2012, la Suprema Corte de Justicia (SCJ) di Uruguay ha avocato a sé il fascicolo delle indagini sul caso Perrini che per tanto è rimasto paralizzato. Nel febbraio 2013, la SCJ ha deciso il trasferimento della magistrata titolare del caso, Mariana Mota. Ciò ha determinando il moltiplicarsi di proteste dentro e fuori dall'Uruguay, dove da anni continua una permanente campagna di denuncia sulla situazione di sostanziale impunità dei crimini della dittatura.
A peggiorare ancora la situazione, con sentenza dell’8 aprile u.s., la SCJ uruguaiana – nello stesso fascicolo sulla morte di Aldo Perrini - ha dichiarato l'incostituzionalità di alcuni articoli di una legge approvata nel 2011 dal Parlamento uruguaiano tesa ad evitare la prescrizione dei crimini della dittatura 1973-1985, nonché ad affermare la loro natura di violazioni dei diritti umani, secondo criteri ormai consolidati nel diritto internazionale dei diritti umani e nei trattati internazionali ratificati anche dallo Stato uruguaiano.
Di conseguenza, la prescrizione del caso Perrini (e altri casi simili), i militari presunti responsabili - in buona parte identificati e sotto inchiesta - non potranno più essere processati ed eventualmente condannati per un crimine così grave. Allo stesso tempo le vittime non vedranno rispettato il loro diritto a verità, giustizia e riparazione che è universalmente riconosciuto. A questo indirizzo è reperibile la sentenza della SCJ: http://www.subrayado.com.uy/Resources/Uploads/RelatedFiles/Docs/SentenciaPerrini.pdf.

Facciamo notare che la SCJ uruguaiana da tempo ha affermato - in drastica controtendenza con la giurisprudenza di altri paesi e con il diritto internazionale - che i crimini commessi dalla dittatura vanno considerati come delitti comuni e non violazioni dei diritti umani e perciò sarebbero soggetti a prescrizione. Inoltre, al fine del calcolo dei tempi di prescrizione di delitti considerati comuni, contestiamo che possa essere calcolato a tal fine il periodo dal 1986 al 2009, nel quale fu in vigore in Uruguay la cosiddetta "Ley de Caducidad" (PDF), una legge di amnistia con cui lo stato uruguaiano rinunciò all'azione penale nei confronti degli agenti dello Stato responsabili di reati durante la dittatura. Questa legge - sebbene confermata da un referendum e, indirettamente, da un altro che non raggiunse il quorum necessario - è una legge considerata illegittima in molte sedi internazionali fin dal 1992 e dichiarata nulla dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani (CorteIDH) con sentenza Gelman vs. Uruguay del febbraio 2010 (PDF) confermata lo scorso 20 marzo (PDF).

Le recenti sentenze della SCJ di Uruguay in favore della prescrizione di delitti si configurano nella fattispecie di violazioni dei diritti umani, sono state fortemente criticate in Uruguay, non solo dalle famiglie delle vittime della dittatura che dopo quasi 40 anni attendono verità e giustizia ma anche da autorevoli giuristi. All'estero sono state molte e rilevanti le dichiarazione di grande preoccupazione e tra queste segnaliamo quelle dell'Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Navi Pillay (PDF), di Juan E. Méndez, Relatore Speciale dell'ONU sulla tortura (PDF) e del Committee on Enforced Disappearances (CED) di Nazioni Unite (PDF).

Di conseguenza chiediamo un Vs. autorevole e concreto sostegno a chi come noi ritiene che l’inchiesta per la morte di Aldo Perrini non possa essere archiviata e si possa invece giungere ad un processo, nel rispetto delle garanzie e diritti a verità, giustizia e riparazione delle vittime ed in favore del consolidamento delle istituzioni democratiche in Uruguay che mai potrebbero affermarsi nell'impunità di crimini così gravi, compiuti in primo luogo contro la democrazia uruguaiana, durante il periodo oscuro e che resta doloroso della dittatura.

Cordialmente,
Miguel Arismendi - Pascual Farina - Susana Gonzalez - Anna Milazzo - Mario Occhinero
Gennaro Carotenuto - Nicola Viceconti - 24marzo Onlus


Risposta del Ministro degli Esteri Emma Bonino - Roma, 3.6.2013

Gentili Signori,

ho letto con attenzione la Vostra comunicazione sul caso del connazionale Aldo Perrini e desidero assicurarVi che sono ben note a questo Ministero le sensibilità legate al problema del riconoscimento delle vittime della dittatura militare in Uruguay negli anni 1973-1985. Il tema continua a essere al centro della vita politica di quel Paese ed è molto controverso. In questo contesto, l’Italia riconosce il diritto dei parenti delle vittime a che si faccia piena luce sulla sorte dei loro familiari, e ribadisce con forza l’esigenza che i colpevoli di crimini siano essere perseguiti delle legislazioni nazionali.

Per questi motivi stiamo seguendo con grande attenzione l’azione portata avanti in America Latina al fine di fare luce sulle gravi violazioni dei diritti umani commesse ai tempi delle dittature militari. Come testimoniano le attività intraprese con alcuni Paesi dell’area riguardanti i casi di desaparecidos, l’Italia è pronta a collaborare per fare luce su uno dei periodi più bui della storia latinoamericana e continuerà a sensibilizzare in tal senso i Governi dei Paesi interessati, pur dovendosi tenere conto delle loro legislazioni e decisioni sovrane.

Con i miei più cordiali saluti,
Emma Bonino



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