Mascaró è uno spettacolo che non si dimentica: intimamente politico, semplicemente diretto. Parla dell’Argentina: ci sono i sanguinari "conquistadores" e le migrazioni di massa , ma soprattutto gli anni della dittatura militare. La storia è quella di Haroldo Conti, scrittore scomparso, torturato e ucciso dalla polizia Argentina. La scena è la piazza, sono i giardini, le strade e i gradini che ospitano la gente e gli spettatori, e il teatro nucleo riesce nel suo intento di un dialogo continuo con il pubblico, rimanendo sempre alla pari con noi. Gli oggetti sono pochi: le sedie di legno della rivolta dei giovani contro le immaginarie autorità militari. I costumi ci affascinano e ci parlano: lussosi, ridondanti e vuoti quelli dei "conquistadores", semplici e pieni di energia quelli dei giovani ribelli, inquieti nei pattini qelli dei migranti. Lo spettacolo poi si carica con le scene e con le allegorie, le immagini che rimangono sono piene di emozioni, di luci e di energia. Si apre con i giganti occidentali spaventosi, e con gli emigranti che sono sui pattini a rotelle e girovagano senza meta. Nonostante la fine possa essere interpretata come la fine delle speranze cioè un rogo che brucia una casa e i libri con lei, e che lascia la scena con qualche resto di fogli bruciacchiati, lo spettacolo ci lascia un senso di risveglio e di carica. Sarà la già citata scena della ribellione in cui i giovani a volto coperto, arrabbiati e appassionati delle loro idee ci catturano coi movimenti veloci, coi cambi di posto, le sparizioni, e i voli delle sedie, saranno le musiche e le danze o ancora questa coinvolgente idea dei pattini a rotelle, lo spettacolo stimola la fantasia, fa pensare al futuro e al passato, ci invoglia a mettere olio all’ingranaggio della memoria per non dimenticare e per continuare a lottare con energia e speranza. Messa in scena e Musiche: Cora Herrendorf Drammaturgia: Cora Herrendorf e Horacio Czertok Scenografia e Costumi: Teatro Nucleo Attrici/Attori: Teatro Nucleo E.S.P |