Carlos Guillermo Suàrez Mason

Deceduto il 21.6.2005
di Jurij Prestijacopo


Nato il 2 gennaio 1924, Carlos Guillermo Suàrez Mason è stato uno dei gerarchi più terribili della dittatura militare salita al potere in argentina nel 1976. Maria Seoane, storica argentina, biografa di Jorge Rafael Videla, tra i massimi esperti della storia dell'ultima dittatura militare bonaerense, lo ha definito come "un uomo che ha occupato ruoli in cui la linea di separazione tra la vita e la morte si confonde". Il 6 dicembre del 2004, "in nome del popolo italiano" il presidente della seconda corte d'assise di Roma, Mario Lucio D'Andria, lo ha condannato all'ergastolo insieme a Santiago Omar Riveros, comandante con lui delle zone militari I e IV, per l'omicidio di cinque cittadini italo-argentini e il sequestro di un bambino. Nonostante questa condanna la sua morte, avvenuta il 21 giugno del 2005 a causa di un attacco cardiaco, è passata quasi inosservata dagli organi d'informazione italiani.

Suàrez Mason uscì nel 1973 dal Colegio Militar, occupando il trentaquattresimo posto nel ranking che vedeva al sesto posto Jorge Rafael Videla e al ventesimo Roberto Eduardo Viola. Nel 1951, allineatosi con il generale Benjamìn Menèndez, partecipò all'infelice tentativo di rovesciamento del governo Peròn che lo costrinse alla fuga in Uruguay, dove continuò la sua attività di cospirazione contro il peronismo. Nel 1955 ricevette a Montevideo i militari che avevano partecipato al bombardamento della Plaza de Mayo e dopo il rovesciamento di Peròn, venne riaccolto con i massimi onori in Argentina dai suoi capi militari, tra cui il generale Pedro E. Aramburu.

Il suo viscerale antiperonismo e anticomunismo lo avvicinò ai golpisti come Juan Carlos Onganìa, ottenendo la nomina di aggregato militare in Ecuador, dove rimase fino al 1971.
La promozione ai massimi vertici della struttura militare di Jorge Videla e Roberto Viola rappresentarono per lui l'occasione di un'ascesa importante nella gerarchia dell'Esercito argentino.
Nel 1972 venne nominato Generale e designato secondo responsabile della Jefatura de Inteligencia del Estado Mayor, divenendo la massima autorità dei servizi segreti militari argentini. A partire dal 1975 divenne capo del poderoso I Cuerpo del Ejèrcito, in questa maniera entrò a tutti gli effetti a far parte della struttura che stava organizzando il colpo di stato più tragico della storia contemporanea argentina. Nel periodo tra il 1976 e il 1979, in cui occupò il comando del I corpo dell'Esercito, si calcola che operassero in quella zona circa sessanta centri clandestini di detenzione, tra cui: il Pozo de Banfield, La Cacha, Automotores Orsetti, El Olimpo, el Vesubio e la Comisaria quinta de La Pampa. Il suo fu un regno di morte di cui non è possibile ricostruire con precisione quanto accaduto se non che furono detenuti, torturati ed assassinati migliaia di cittadini e che vennero fatte partorire donne, poi uccise per rubargli i neonati, in almeno cinquecento casi.

Questa incarico rimase saldamente nelle sue mani fin quando il massacro di cittadini venne ritenuto da esaurirsi per lasciare spazio all'inizio di una nuova tappa che, nell'idea di Videla e del suo ministro dell'economia Josè Alfredo Martìnez de Hoz, avrebbe dovuto comportare una riabilitazione dell'immagine politica dei militari tale da garantire la possibilità di perdurare al governo della Nazione.

Suàrez Mason venne nominato Capo di Stato Maggiore dell'Esercito e da questa posizione continuò a manifestare la sua intransigenza verso qualsiasi apertura democratica. Entrò per questo in collisione con lo stesso Videla, contrario alla sua idea di fare guerra al Cile, soprattutto dopo essersi impegnato con il papa Giovanni Paolo II di lottare strenuamente contro il clima di guerra che vi era nel paese.

Non appagato delle sue malefatte politiche, Suàrez Mason entrò a far parte del gruppo di controllo delle società petrolifere YPF e della Bridas, che non si fece scrupolo di portare all'indebitamento per arricchire il proprio patrimonio personale, oltre che per crearsi una serie di vincoli economico-finanziari sia in Argentina che negli Stati Uniti d'America, sostenuto soprattutto dal suo amico italiano Licio Gelli.

Suàrez Mason, noto con il nome di guerra "el pajarito" (il passerotto), risulta uno dei primi iscritti argentini alla loggia massonica P2. Lo univa a Gelli il fanatico anticomunismo e la totale assenza di scrupoli nella scalata al potere che entrambe si proponevano. Suàrez Mason risulta già durante il governo di Isabel Peron e del suo oscuro ministro Lopez Rega, come uno dei prediletti di Gelli, un uomo di cui potersi fidare e a cui potersi legare tramite l'istituzione di una fitta rete di interessi comuni. Sarà proprio "el pajaro" ad aiutare Gelli ad avvicinare l'ammiraglio Massera, stabilendo le basi per uno scambio di favori reciproci che avrebbe consentito il regolare accscimento degli interessi economici di entrambe le parti. Lampante l'esempio è una lettera inviata da Suàrez Mason, il 27 settembre del 1979, al Gran Maestro della Loggia P2: "[..] ti invio i dettagli riguardo l'opera su cui devi fare l'offerta, sono di grande interesse, c'è occasione di riscontrare la presenza di molto denaro disponibile ed inoltre l'opportunità di ricavarne ulteriore per imprese italiane o di tuoi amici. C'è anche la cartella tecnica del progetto Santa Cruz, con il dictamen della consultoria. È affinché tu la usi, ma considera che si tratta di un documento totalmente riservato."

D'altronde per quei militari che dimostravano la capacità di ignorare qualsiasi remora morale rispetto alla repressione dei dissidenti, il saccheggio del paese o usare le proprie cariche per favorire loro amici, doveva rappresentare una questione di assoluto poco conto.
Grazie a questa sua totale immoralità Suàrez Mason riuscì a vendere nafta dell'impresa Sol Petrolio SA per finanziare le operazioni dei gruppi militari controrivoluzionari centroamericani (contras), grazie all'appoggio omissivo del generale Leopoldo Galtieri.

Alla fine del 1983, di fronte al "pericolo" di un imminente ritorno della democrazia, partecipò all'ultimo servizio dei militari alla copertura della loro atroce dittatura, partendo con un aereo pieno di documenti mai più rinvenuti.

Non tornò più in Argentina e questo gli costò l'estromissione dall'Esercito, fermandosi prima nel Centro-America e poi negli Stati Uniti, dove venne catturato nel 1987 dall'Interpol che lo riteneva uno dei principali narcotrafficanti latinoamericani. Nel 1988 venne estradato, per essere giudicato dalla legge argentina per la partecipazione a 43 omicidi, 23 sequestri di persona e la trafugazione di più neonati, ma nel 1990 riuscì a godere dell'indulto di Menem. Nel marzo del 2004 il giudice Rodolfo Canicola Corral dichiarò incostituzionale tale indulto, poiché era indirizzato solamente ai processati e non ai condannati. Inoltre Suàrez Mason era processato anche per il furto sistematico di neonati durante la dittatura dal giudice Guillermo Montenegro e per la desapareciòn di tredici militanti montoneros nel 1980.

In Italia il processo voluto nel 1983, dall'allora presidente Sandro Pertini e tirato fuori dalle rogatorie nel 1996 dal presidente del consiglio Romano Prodi ha portato nel 2004 ad una sentenza inequivocabile nei confronti di "stranieri che hanno commesso reati ai danni di cittadini italiani", che rappresenta "una vittoria della democrazia dei diritti umani", come affermato da Walter Veltroni al momento della sentenza.