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20.6.2000 - Norma Berti

Stato

Presidente: MARIO D'ANDRIA
Giudice a Latere: STEFANO PETITTI
Pubblico Ministero: FRANCESCO CAPORALE
Cancelleria: ORIETTA CALIANDRO

UDIENZA DEL 12.6.2000
Esame del teste: NORMA BERTI



PRESIDENTE: non parla italiano neanche questa teste?

P.M.: sì, parla italiano Presidente.

PRESIDENTE: parla italiano, allora può leggere quella dichiarazione.

BERTI N. B.: devo leggere a voce alta?

PRESIDENTE: sì, grazie.

BERTI N. B.: (assolta formula di rito).

PRESIDENTE: come si chiama lei?

BERTI N. B.: NORMA VICTORIA BERTI.

PRESIDENTE: e quando è nata e dove è nata?

BERTI N. B.: il 10 giugno del '54.

PRESIDENTE: dove?

BERTI N. B.: CORDOVA, ARGENTINA.

PRESIDENTE: e abita dove?

BERTI N. B.: TORINO, ITALIA.

PRESIDENTE: in via?

BERTI N. B.: VIA PETITTI, 19.

PRESIDENTE: può rispondere al Pubblico Ministero?

P.M.: Signora BERTI nel '76, a novembre del '76 lei aveva ventuno anni, viveva a CORDOVA e viene sequestrata, io volevo che raccontasse come avviene il sequestro nella città di CORDOVA? Che la riguarda.

BERTI N. B.: sì, e l'11 novembre del '76 io stavo camminando per una strada di CORDOVA con una... e mia compagnia di studi, io in quell'epoca ero studente e che si chiama ANNA MORI, ANNA MARIA MORI e con un altro ragazzo in qualità... in quel tempo io avevo ventidue anni o ventuno. E... stavamo passeggiando per una strada cittadina, e quando ad un determinato momento io sento che in un momento, in un angolo convergono una serie di macchine, non potrei dire quante, perché sono uscite immediatamente delle persone fortemente armate da quelle macchine un gruppo di persone vestite di borghese e... e ci hanno dato un alt e intanto sparavano all'aria e... di fronte ai nostri urli, ai nostri... ci sono persone che camminavano che sono iniziate a... avvicinarsi, io quello che ricordo è che... queste persone armate hanno mandato via tutti, sparando in aria e... c'era la mia amica che in quel momento aveva i nervi più saldi e che ha iniziato a urlare, io mi chiamo: "ANNA MARIA MORI questo è un sequestro" e... io mi ricordo che ho tentato di fuggire in quel momento di correre, ma sono caduta perché avevo dei... e zoccoloni che si usavano un tempo di sughero e mi sono, e sono diciamo... ho avuto subito quattro o cinque persone addosso che mi colpivano fortemente e mi avevano... mi mettevano dei pezzi di paglia in bocca e mi... e mi ammanettavano fortemente e mi hanno messo subito nel cofano di un... di una delle macchine e... l'ultimo che ho visto lì che questa macchina aveva... questo cofano aveva una serie di targhe, tante targhe questo cofano si è chiuso e io penso di essere svenuta, perché non potevo respirare e... quando sono rinvenuta, mi ricordo solo che mi stavano tirando fuori dal cofano e... e mi ricordo che io ero bendata, non vedevo niente, e c'era gente che mi spingeva in un... e c'era un posto con molto fango a parte perché aveva piovuto in quell'epoca e mi hanno fatto entrare come una specie di capannone e... al fondo c'era una piccola stanzetta di una specie di capannone, perché penso si urtava contro delle macchine, contro delle cose e in quella situazione è molto difficile sapere dove uno si trova e che cosa c'è intorno, e... subito mi hanno messo in una brandina metallica e mi hanno diciamo ammanettato in questa brandina e... mi hanno iniziato ad applicare la corrente elettrica con degli elettrodi, una forma di tortura che si chiama "picana" c'erano varie persone, quattro o cinque uomini e... e non so bene quanto sia durata questa cosa, questa sess... di torture, è molto difficile spiegare questa... cioè, sensazioni di questa esperienza, so che... io sono entrata era ancora luce e... c'era di giorno e sono uscita credo era di sera, e... queste persone continuavano a farmi delle domande, domande che

veramente io non avevo nessuna risposta per queste domande, per quasi nessuna, e... e che molti per me erano anche molto incomprensibili e... dopo stare lì, non so se mezzora o due ore o tre ore, so che sono svenuta varie volte e... mi hanno portato fuori di quel posto e mi hanno fatto percorrere di nuovo questo cortile di terra, di fango e mi hanno introdotto in una... ad un ufficio... a una specie di ufficio, dove c'erano ancora quelle persone con le stesse voci, io non potevo vedere, che mi continuavano a fare delle domande, scrivevano a macchina intanto io rispondevo a qualcuna di queste domande o non rispondevo. Mi ricordo che in un momento uno di loro mi offre delle sigarette e io... quando vado... quando fumo mi rendo conto che non sento più la bocca, pensavo che mi avevano tolto i denti, e li ho avuto uno scatto di isteria mi sembra, dicendo che non avevo più i denti, e allora loro mi avevano spiegato che era una sensazione molto normale che non mi preoccupassi.

P.M.: che attività politica svolgeva, se svolgeva un'attività politica?

BERTI N. B.: sì, io... io in quell'epoca andavo all'Università e fino il golpe diciamo, fino al '76, quasi tutto il '75 io sono stata delegata studentesca di un centro studenti, io facevo Scienze dell'Educazione, ero al secondo anno di Scienze dell'Educazione e... diciamo che in quell'epoca era un'attività legale, era un centro di rivendicazioni di... di... soprattutto che concerneva tutto quello che era la vita degli studenti, le rivendicazioni di un certo tipo... sempre legate all'Università, poi con il golpe militare questa... questo tipo di attività è stata messa al bando diciamo, e... quindi io penso ho passato a fare parte di una lista nera.

P.M.: senta, quando lei fu portata in questo campo clandestino, non sapeva di quale campo si trattasse, successivamente è riuscita a capire in quale centro clandestino lei era finita?

BERTI N. B.: sì, sì, perché e... dopo loro hanno fatto un seconda sessione di torture in... e mi hanno portata lì e... in una specie di padiglione, di grosso padiglione e... in un angolo, ehm... e in questo padiglione c'erano tante persone non so una ventina, una trentina di persone che erano ancora nei materassi di paglia simili ai miei, perché erano lì buttati per terra, a me mi avevano messo in un angolo, cioè mi avevano appartato di tutte le persone queste, e mi avevano messo un paravento bianco, io riuscivo a vedere gli altri, le altre persone quando mi abbassavo un po' la benda e... e dello spazio che lasciava questo paravento, di sotto no, e... c'erano dei Gendarmi in questo campo che erano le uniche persone che avevano l'uniforme, perché gli interrogatori non avevano uniforme, solo la gente di Gendarmeria che era quella che si occupava della custodia no, di questo padiglione e io... ho chiesto ad un Gendarme e gli ho detto, chi erano quelle altre persone che erano lì, e lui mi ha detto: "sono prigionieri come te" e gli ho detto: "perché non mi mettete insieme a loro" dice: "no, no - dice - tu sei fortunata ti hanno messo questo paravento bianco, possibilmente non avrai un'assoluzione finale", io questo veramente non lo capivo, non riuscivo a capire che cosa volesse dire tutto questo, lo ho capito molto tempo dopo e... non sapevo il posto dove c'ero, non... non riuscivo a capire neanche questa questione dell'assoluzione finale.

P.M.: ma all'interno di questo luogo restavate bendati, incappucciati o potevate...

BERTI N. B.: sì, bendati. E diciamo che io ho avuto per due giorni una febbre molto alta, un po' dovuta alle percosse, un po' penso anche alla paura e... e quindi era tutto molto nebuloso anche quello che riuscivo a capire e a vedere, e... mi ricordo solo di questo grosso padiglione, di questa e di questa gente che era sempre lì in queste... in questi materassi per terra che il mattino lo rotolavano e che ogni tanto chiedevano delle sigarette ai Gendarmi e... io pensavo in quel momento che erano persone fortunate, perché apparentemente non stavano male e poi ho solo capito che quella gente non è mai uscita da quel posto.

P.M.: quanto è rimasta in questo centro?

BERTI N. B.: io sono rimasta una settimana.

P.M.: com'è che venne... non dico liberata, perché poi lei passò da questo centro ad un carcere legale e ci rimase tre anni o quattro, tre anni, come è stata tolta da questo centro?

BERTI N. B.: ehm... bene, io le motivazioni non le saprei dire, io solo so che l'ultima notte che ho passato in quel centro, sono stata chiamata, un Gendarme mi ha portato ad un ufficio dove... mi chiama il Capo, mi chiama il Capo lì del centro e... che voleva parlare con me, e sempre bendata sono... andata a questo colloquio e c'era una scrivania, un tipo e... per la voce ho subito riconosciuto che era uno di quelli che mi torturavano e questo mi parla molto fraternamente in quell'occasione e... mi dice di strapparmi la benda e io avevo molta paura, perché nei momenti che lo avevo fatto davanti a loro, perché molte volte ho voluto farlo, ho ricevuto delle percosse molto intense, quindi avevo paura questa volta, non volevo più strapparmi questa benda, allora me la strappa lui e mi dice di guardare un muro, un muro grosso così, e lì vedo una serie di organigrammi, organigrammi riferito a delle organizzazioni politiche no, "Montoneros" "huentù Peronista" e... "Peretè", "Erp" e Organizzazioni Comunista e Potere Operaio e di tutto il muro con... degli organigrammi e questo mi dice: "vedi, tu uscirai di qua e quindi guarda bene questo, tutti quelli che hanno la croce sono quelli che abbiamo ammazzato, quelli che sono in rosso sono quelli che abbiamo e stiamo cercando e li abbiamo già, gli stiamo alle calcagne e quelli pochettino che sono in azzurro, sono quelli che ci mancano, quindi questa è un'avventura finita per voi, tu possibilmente andrai in un carcere là, sai avrai la possibilità di dire a qualcuno che questa cosa è finita".

P.M.: mi scusi lei abitava a CORDOVA, CORDOVA era in quale zona nella divisione militare dell'ARGENTINA?

BERTI N. B.: era il terzo colpo dell'Esercito...

P.M.: quindi...

BERTI N. B.: ...il terzo corpo dell'Esercito.

P.M.: ...zona 3.

BERTI N. B.: zona 3. E sì, il Capo era il Comandante MENENDEZ.

P.M.: è stata in grado, non ha risposto prima a questa domanda, è stata in grado poi di sapere come si chiamasse il centro clandestino in cui era stata deportata, diciamo.

BERTI N. B.: sì, diciamo che se anche non mi è stato mai ufficialmente detto da questi miei rapitori dove io mi trovassi, e... io poi sono passata ad un altro campo che si chiamava "LA RIVERA" dove sono stata una decina di giorni, più o meno, per... era un campo di passaggio, un po' per... per non arrivare al carcere molto in male stato, normalmente lì si dava da mangiare e si faceva uscire un po' il cortile le persone così si riassorbivano gli ematomi e... lì c'erano delle persone che mi avevano detto tu arrivi da "LA PERLA" quando io avevo detto e spiegato ai prigionieri...

P.M.: quindi erano altre persone...

BERTI N. B.: ...altre persone detenute. E poi sono stata trasportata all'unità penitenziaria numero 1, sempre a CORDOVA e lì i compagni che avevano anche passato per quel posto mi avrebbero detto, confermato che questo posto è... era "LA PERLA" poi c'è anche una cosa la persona che viene rapita con me ha dichiarato nel Processo ESTRASERA, lei è stato un po' di più in "LA PERLA" in questo campo di detenzione a parte perché e... è stata anche molto torturata e... nella sua deposizione lei fa una... poi fanno una ricostruzione loro, una visita a questa... ufficiale a questo... a questo posto che si chiama "LA PERLA" e riconosco il posto dove sono andati, e... fra loro va questa persona che de... che viene detenuta con me che poi è uno dei testimoni nel Processo ESTRASERA.

P.M.: quindi da "LA PERLA" diceva prima è passata ad un altro campo che è "LA RIVELA".

BERTI N. B.: sì, lo chiamavano anche "LA SQUAELITA".

P.M.: quanto tempo è rimasta in...

BERTI N. B.: dieci giorni.

P.M.: e dopo?

BERTI N. B.: dopo sono passata all'unità penitenziaria numero 1.

P.M.: questo significava passare in una situazione di legalizzazione della...

BERTI N. B.: sì.

P.M.: ...detenzione.

BERTI N. B.: significava passare ad una situazione di... di legittimaz... di legalità, diciamo.

P.M.: no, era, mi scusi, era a disposizione di un'Autorità Giudiziaria...

BERTI N. B.: no, no, io sono stata a disposizione del terzo corpo dell'Esercito lì.

P.M.: cioè del...

BERTI N. B.: ...del terzo corpo dell'Esercito.

P.M.: ...del potere esecutivo nazionale in pratica.

BERTI N. B.: no.

P.M.: no, neanche.

BERTI N. B.: no, no, neanche in quel tempo che sono stata a CORDOVA, sono stata sempre a disposizione del terzo corpo dell'Esercito poi mi hanno messo a disposizione del PEN, del Potere Esecutivo Nazionale, quando mi hanno trasferito DEVOTO, al carcere di BUENOS AIRES.

P.M.: in questa struttura legale nel carcere da cui almeno si può uscire vivi, perché lei ha avuto la fortuna di passare attraverso questa struttura e oggi è qui a raccontarlo.

BERTI N. B.: uhm!

P.M.: immagino che le condizioni di vita fossero certamente molto diverse, in meglio rispetto ai centri clandestini, ma quali erano le condizioni di vita in questi carceri diciamo legali?

BERTI N. B.: io diciamo sono stata molto fortunata, prima perché sono qua a raccontare le cose, tenendo conto che a "LA PERLA" si calcola che sono passate duemila persone e non siamo neanche duecento quelli che siamo usciti con vita, sia questa una fortuna che anche a CORDOVA diciamo che mi sono trovata anche molto con una certa fortuna, perché in quell'inverno del '76 io sono arrivata praticamente all'inizio di dicembre avevano ammazzato trenta persone con "la legge di fuga" in quel carcere e c'era un... un'enorme terrore in quel carcere...

P.M.: ci spiega che cos'è questa "legge di fuga" di cui sta parlando?

BERTI N. B.: infatti in questo momento si sta facendo giudizio alla verità in CORDOVA, perché purtroppo il campo di concentramento, questo campo di concentramento di CORDOVA, si è parlato poco, normalmente tutta l'attenzione si è concentrata molto in tutto quello che è successo nell'ESMA o in BUENOS AIRES, ma anche... ma anche nell'interiore dell'ARGENTINA si moriva.

P.M.: no, mi riferivo alla "legge di fuga"...

BERTI N. B.: sì.

P.M.: ...di cui ha parlato...

BERTI N. B.: "la legge di fuga" consisteva in questo e... normalmente prendevano le persone che erano già legalizzate in carcere, che erano... molte volte prigionieri di lunga durata qualcuni anche anteriore al golpe militare e... arriva un militare di sera e gli diceva che si preparasse per un trasferimento e il prigioniero usciva ammanettato, bendato in un veicolo militare, quasi sempre un camion e veniva trovato morto in qualche posto della città...

P.M.: l'equivalente dei...

BERTI N. B.: ...innescando un confronto armato con questa persona che usciva dal carcere totalmente inerme, cioè ammanettato e bendato, molti di loro come le dico erano prigionieri di lunga data in carcere.

P.M.: ho capito.

BERTI N. B.: e... quindi vero sì, era un privilegio passare ad un carcere, questo lo sentivamo tutti, il carcere dopo uscire di un campo di concentramento era veramente un grande privilegio, era praticamente la vita e... anche se poi c'erano questi problemi nel carcere di CORDOVA si sono ammazzate molte persone e... si viveva in condizione di vita anche molti simili a quelle di un campo di concentramento.

P.M.: quindi continuavano anche in questa struttura legale...

BERTI N. B.: sì, noi non...

P.M.: ...pestaggi, torture o qualcosa del genere.

BERTI N. B.: e... normalmente entravano i militari a qualunque ora del giorno e della notte e... molte volte si praticavano vessazioni soprattutto a noi che eravamo donne. E ci sottomettevano a lunghe, estenuanti ore di ginnastica militare, ci colpivano molto con... come si chiama, quel coso di gomma.

P.M.: manganelli.

BERTI N. V.: manganelli. E... e queste sessioni duravano tre ore normalmente, lasciando sempre qualcuna per terra svenuta, eccetera. E... e diciamo che le condizioni di vita in CORDOVA erano molto simili a quelle di un campo di concentramento, perché noi non abbiamo avuto mai... eravamo in condizioni di assoluto isolamento, non abbiamo avuto mai contatto con le famiglie, per tutto l'anno che io sono stata a CORDOVA, non ho mai visto la mia famiglia, non arrivavano né gli Avvocati Difensori, non... abitavo nella cella individuale di due per uno, assolutamente clausurate le finestre e... uscivamo solo un'ora per mangiare. E... non avevamo niente, assolutamente niente, in cella avevamo solo una coperta e un materasso, e un bugliolo di latta per i nostri bisogni fisiologici e basta. Non avevamo carta, sigarette, non potevamo comprare niente, non possedevamo denaro, non possedevamo... solo uno spazzolino di denti e una coperta.

P.M.: poi lei ha detto, da questo carcere è passata a "VIJA DEVOTO" (come da pronuncia) A BUENOS AIRES.

BERTI N. V.: sì.

P.M.: quanto tempo è stata in quest'ultimo carcere?

BERTI N. V.: io sono stata fino a maggio del settanta... '79. E quindi sono stata da... da ottobre del '77 a maggio del '79 a "DEVOTO". Forse un anno e mezzo, più di un anno e mezzo.

P.M.: come avviene poi la liberazione?

BERTI N. V.: sì, la liberazione avviene improvvisamente perché io non ho avuto mai una causa, non sono... nessuno mi è venuto a dire mai se un capo... un capo di accusa, non ho mai visto un Avvocato, non ho mai visto un Giudice, sapevo che avevo questa disposizione del PEN, un numero di PEN come si diceva, e... e l'ho saputo perché io ero in un piano del penale dove non si ricevevano dei giornali ma c'era gente... qualche persona, perché c'erano dei regimi differenziati nel carcere di "VIJA DEVOTO", erano tre regimi per... c'era più di uno... uno intermedio e uno che si chiamava dei benefici. Io l'ho saputo qualche giorno dopo per la gente di... di compagna di... del padiglione che ricevevano i giornali avevano fatto arrivare il messaggio della gente che usciva in libertà, che non aveva più il PEN. E una di loro ero io; quindi l'ho saputo casualmente in CORDOVA tramite voci, come... E poi una sera è venuta una guardia e mi ha detto di preparare i miei effetti personali perché uscivo, uscivo dal carcere.

P.M.: e poi è arrivata in ITALIA.

BERTI N. V.: no, non dopo, qualche mese dopo...

P.M.: qualche mese dopo.

BERTI N. V.: ...questa è un'altra storia.

P.M.: grazie, non ho altre domande.

AVV. GENTILI: Avvocato Gentili, Difensore di Parte Civile. Che cosa le chiedevano durante la tortura, che cosa volevano sapere? Ricorda se...

BERTI N. V.: sì, io... io penso che i militari con me erano molto perplessi, perché veramente non mi cercavano, io sono arrivata lì per caso, nel senso che loro facevano delle specie di partite di caccia, no, andavano a cercare delle persone specificamente e in questo caso cercavano la persona che stava con me, solo che hanno trovato altri due e hanno preso tutti quanti, era così che funzionava. E mi chiedevano dove erano le armi, io non ho mai avuto pistole, mi chiedevano dei nomi e mi chiedevano... ah, poi è saltata questa questione che io ero militante studentesca, nel senso che ero delegata del centro studenti e questa cosa quando è saltata, hanno iniziato a chiedermi i nomi di gente, compagni di scuola che aveva militato con me nel centro studenti, e altri nomi di altre persone. E...

AVV. GENTILI: ricorda qualche nome dei torturatori? Posso fare un nome?

BERTI N. V.: sì, io ricordo, ricordo perché a parte l'ho visto, l'ho visto, ho avuto l'opportunità di vederlo, lui me l'ha data diciamo, e.. e questo signore che si chiama BARREIRO e che... e il signore che ha avuto il colloquio finale con me in un campo di concentramento, quello che mi ha detto che mi grazia... che mi davano la... che mi risparmiava, mi avrebbero risparmiato la vita. E... e che mi ha dato buoni consigli con un tono molto paterna... molto paterno, come dovevo comportarmi, come dovevo fare, e che non dovevo più immischiarmi di storie, di politica, di queste cose e...

AVV. GENTILI: ricorda un torturatore dal nome... dal soprannome "MONSIGNORE"?

BERTI N. V.: sì, c'era uno che lo chiamavano "IL CURA", "EL CURA", "IL PRETE".

AVV. GENTILI: ma quello giusto, il vero nome di questo...

BERTI N. V.: MAGALLI.

AVV. GENTILI: ...torturatore?

BERTI N. V.: come?

AVV. GENTILI: ha conosciuto il vero nome di questo torturatore, questo soprannominato "MONSIGNORE"?

BERTI N. V.: "MONSIGNORE"...

AVV. GENTILI: ha per caso saputo come si chiamasse realmente?

BERTI N. V.: lo chiamavano... no, lo chiamavano più che altro "IL PRETE" mi sembra, "IL PRETE", e credo che si chiamasse MAGALLI di cognome.

AVV. GENTILI: ha conosciuto il capo del campo, ne ha saputo...

BERTI N. V.: sì.

AVV. GENTILI: ...in un secondo tempo il nome?

BERTI N. V.: l'ho conosciuto e l'ho visto, si chiama BARREIRO.

AVV. GENTILI: BARREIRO?

BERTI N. V.: sì. Ho avuto con lui questo colloquio finale nel campo.

AVV. GENTILI: lei poi ha passato dopo questo periodo prima al "LA PERLA" e poi alla "RIVERA", questo campo di smistamento, ha passato come abbiam sentito un lungo periodo in carcere. Prima ho sentito alla unità penitenziaria di CORDOVA...

BERTI N. V.: sì.

AVV. GENTILI: ...quello che lei definisce molto simile a un campo clandestino di detenzione e poi al "DEVOTO" di BUENOS AIRES. Lei quindi è in grado di dire bene le condizioni, la condizione femminile in questi carceri, molto diversi fra loro; quante donne c'erano approssimativamente nel primo unità penitenziara di CORDOVA?

BERTI N. V.: uhm, sì diciamo che le unità penitenziarie di CORDOVA, comunque sì tutte le carcere degli interiori erano e... dopo il '76 sono stati posti di reclusione di passaggio, quindi si variava il numero permanentemente perché c'erano permanenti trasferimenti a BUENOS AIRES, dove erano concentrati la maggior quantità di prigionieri politici. E infatti nel tempo che io sono stata, un po' meno di un anno, ci sono stati tre traslochi a BUENOS AIRES abbastanza massivi, quindi il numero poteva variare...

AVV. GENTILI: da?

BERTI N. V.: da, non so, centoventi che era il massimo delle persone più o meno che avevano di capienza di questo padiglione femminile, e a volte dopo il trasloco rimanevamo venti o trenta, fino a che di nuovo si riempiva e si rifaceva di nuovo un ulteriore trasloco, trasferimento.

AVV. GENTILI: lei ha detto qualcosa di questa condizione, ma per precisare meglio, lei poteva scrivere?

BERTI N. V.: no.

AVV. GENTILI: lei poteva leggere, aveva libri...

BERTI N. V.: no.

AVV. GENTILI: ...poteva averne?

BERTI N. V.: no.

AVV. GENTILI: poteva fumare?

BERTI N. V.: no.

AVV. GENTILI: poteva dormire durante il giorno?

BERTI N. V.: no.

AVV. GENTILI: aveva un'ora d'aria all'aperto?

BERTI N. V.: no.

AVV. GENTILI: in sostanza usciva dalla cella solo perché, per mangiare, come ho sentito?

BERTI N. V.: sì, e per lavare i nostri...

AVV. GENTILI: e per buttare il bugliolo.

BERTI N. V.: sì.

AVV. GENTILI: non aveva, come ho sentito, visite di parenti?

BERTI N. V.: no.

AVV. GENTILI: era sola nella sua cella?

BERTI N. V.: sì.

AVV. GENTILI: sicché da una fenditura poteva vedere quelle delle celle dirimpetto?

BERTI N. V.: sì, avevamo uno spioncino, uno spioncino piccolo.

AVV. GENTILI: per quanti mesi è rimasta in questa specie di armadio, di cella?

BERTI N. V.: da dicembre a ottobre.

AVV. GENTILI: il personale del carcere era soggetto ai militari?

BERTI N. V.: sì, era... la Guardia penitenziaria ha passato... è stata subordinata al... al comando dei militari.

AVV. GENTILI: in particolare il gene...

BERTI N. V.: e loro si erano imposse... dopo il golpe si erano impossessati del carcere.

AVV. GENTILI: cosa vuol dire impossessati del carcere?

BERTI N. V.: fisicamente, il carcere era circondato da... come si dice... tanches...

VOCI: (in sottofondo).

BERTI N. V.: carri armati, era circondato da carri armati di... di cose militari diciamo, di armamento militare e con... e in posa di guerra, tutti con uniforme di battaglia, e loro entravano e uscivano dai nostri padiglioni a qualunque ora, in qualunque momento.

AVV. GENTILI: lei ha scritto anche un libro...

BERTI N. V.: anche la Guardia penitenziaria aveva molta paura di loro, non solo noi.

AVV. GENTILI: lei ha scritto anche un libro "LE DETENUTE POLITICHE IN ARGENTINA DAL '76 ALL'83" che ha ricevuto un premio a FIRENZE, quindi ha riflettuto sulla condizione femminile in carcere. Come trattavano i militari le donne, c'era un particolare atteggiamento, quale?

BERTI N. V.: sì, io penso che noi abbiamo molto disorientato i militari, cioè a parte perché noi eravamo... eravamo proprio questo estereotipo del sovversivo, no, e che doveva essere per le caratteristiche inumane, cruente, agguerrite e anche di intelligenza, perché anche attribuivano certa intelligenza ai loro nemici di guerra; e le donne non corrispondevano a questo prototipo diciamo, soprattutto tenendo conto che i militari avevano una mentalità molto macista se... Noi li disorientavamo moltissimo, cioè vedere delle donne molte volte giovani, molte volte inesperte, molte volte veramente era molto difficile identificarla con questa figura del sanguinario sovversivo. E penso che loro abbiano come meccanismo di difesa, abbiano... abbiano visto in noi un po' le streghe, no, cioè le persone pericolose, perfide, cattive, promiscue, indegne di rispetto, madri cattive, che abbandonavamo la famiglia, che abbandonavamo i figli. Avevano... io mi ricordo bene una volta che una ragazza aveva partorito da poco in carcere, stava... e sono arrivati i militari, noi eravamo costrette, quando arrivavano i militari, a metterci in fila, e lei aveva abbandonato la sua... aveva una piccola... una bambina. E la bambina ha iniziato a strillare, a strillare, e questo militare ha detto: "chi è la madre?" e questa si è fatta avanti, e l'ha colpita in piena faccia e dice: "tu sei come le bestie, abbandoni vedi adesso tua figlia, siete delle bestie, non dovete avere dei figli. Vai dalla tua figlia". Cioè loro penso che questa cosa li... proprio li disorientava, no, e andare a questo padiglione dove a volte c'erano persino i bambini piccoli, le madri che allattavano, queste cose qua e...

AVV. GENTILI: è stata insultata frequentemente, abitualmente?

BERTI N. V.: a noi ci insultavano molto volentieri i militari, trattando di donne leggere, donne qualunque, le prostitute, di queste cose qua.

AVV. GENTILI: poi è passata al carcere "DEVOTO" che probabilmente era visto da voi come una... un grande miglioramento.

BERTI N. V.: uhm, lo chiamavano "LA TERRA PROMESSA", "DEVOTO".

AVV. GENTILI: quante donne c'erano al "DEVOTO"?

BERTI N. V.: va beh, lì... anche lì c'erano più di mille do... più di un migliaio e c'erano tantissime donne. Credo che... che nei tempi di maggior concentramento si è... ci siano arrivate millecinquecento donne, arrivavano dalle provincie, molte donne che erano nel carcere delle province si concentravano lì e venivano concentrate lì. E... va beh, poi la situazione "DEVOTO" era diversa da quella di CORDOVA, senz'altro, lì... non era un carcere in comunicata, era un carcere dove si poteva comunicare con i familiari, questo per noi era una cosa molto importante, tenendo in conto i tempi che correvano e...

AVV. GENTILI: lei ha conosciuto una certa FERRARO, vedova BECCANIN (come da pronuncia)?

BERTI N. V.: sì, era una compagna di prigionia...

AVV. GENTILI: sa quanti...

BERTI N. V.: ...una signora anziana.

AVV. GENTILI: concisissimamente, sa qualcosa della sua storia?

BERTI N. V.: sì, sì.

AVV. GENTILI: può dire in due parole, senza togliere molto tempo?

BERTI N. V.: sì. Io, va be', mi ricordo molto di JUANITA (come da pronuncia) perché era una che diceva che noi giovani eravamo tutte figlie sue, perché lei aveva perso sua figlia e gli era morta nelle braccia. So che lei nel momento... cioè era con suo figlio, con sua figlia e quando sono entrati i militari e hanno fucilato sua figlia nel cortile, quando tentava di scappare, sua figlia invece è venuta presa, ha preso una pastiglia di cianuro ed è morta nelle braccia dicendole che... affidandogli le figlie o la... le nipotine, la nipotina credo.

AVV. GENTILI: è una teste di questa Difesa, perché è sopravvissuta. Aveva punizioni per rifiuti a firmare atti di fedeltà?

BERTI N. V.: sì, diciamo che "DEVOTO" e... io avevo fatto questa tesi sulle condizioni delle carceri femminili e ho... diciamo quello che avevo notato nelle carceri femminili che noi eravamo a "DEVOTO" molto compatte come gruppo. E una delle cose che abbiamo fatto nel carcere è perquisizione vessatoria, alla perquisizione personale vessatoria, e l'abbiamo fatta per molto tempo. E dovuto quello... io ho ricevuto permanenti castighi e a partire da quelli militari fanno lo smistamento e il regime, cioè quello duro per quelli che non si lasciano perquisire, quello di beneficio per quelli che si lasciano perquisire.

AVV. GENTILI: avevate notizie dall'esterno, potevate leggere giornali?

BERTI N. V.: no, questo era... va beh, non è che era per tutti, non per chi c'era il regime duro, non riceveva i giornali.

AVV. GENTILI: io non ho altre domande, grazie.

PRESIDENTE: si può accomodare, grazie. Facciamo entrare un altro teste.


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