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L' Argentina non vuole più piangere

L' Argentina non vuole più piangere"L' Argentina non vuole più piangere. Da Perón a Kirchner: gli anni della dittatura, la crisi economica, i segni del cambiamento di un paese inquieto", Sperling & Kupfer Editori, Milano 2006.

Il nuovo libro di Italo Moretti, presentato al Teatro Vittoria di Roma lo scorso 23 marzo, vigilia del trentennio dell’ultimo golpe militare argentino, ha un titolo delucidante l’intento dell’opera: “L’Argentina non vuole più piangere”.

Il giornalista Flavio Fusi, in occasione della presentazione, lo ha descritto come “un libro che colpisce per la passione del testimone”.
Concordo nel notare anzitutto nel nuovo studio di Moretti, la capacità del testimone diretto di oltre un trentennio di storia recente argentina di riassumere, tramite la descrizione di episodi fulminanti e una scrittura sinteticamente illuminante, le vicende che hanno caratterizzato la storia recente del Paese.

L’opera parte la sua ricostruzione dal golpe militare del generale Uriburu nel 1930, descrivendo il susseguirsi di golpes militari nella storia contemporanea argentina, passando per l’affermazione di Perón e del peronismo fino alla sua cacciata, nel 1955, da parte dei militari della "Revolución Libertadora".
Racconta il susseguirsi dei governi militari e la loro incapacità di pacificare un Paese che, dagli anni ’60, inizia ad essere dilaniato dall’opposizione rivoluzionaria dei gruppi attivisti giovanili.
La narrazione rallenta lievemente, continuando sempre a mantenere invariata la sua asciuttezza, quando arriva a trattare quanto accaduto negli anni ’70.

Il ritorno di Perón, strettamente legato ad un fosco figuro come Licio Gelli, cui Moretti dedica un capitolo in cui descrive come a Buenos Aires abbia avuto modo di percepire l’importanza spropositata acquisita dal leader della P2.
Così si giunge al governo della nuova moglie di Perón, Isabel, ascesa al governo dopo la morte del Generale, rappresentando il preludio all’ultimo, doloroso golpe del 1976.
Moretti sottolinea come Kissinger fosse perfettamente a conoscenza dell’organizzazione del golpe e come lo approvasse pienamente, considerando i militari la controparte ideale con cui confrontarsi nell’area sud-americana.

Del golpe Moretti è stato testimone diretto ed in questa circostanza ribadisce elementi espressi nelle precedenti opere con una sintesi nuova, particolarmente funzionale alla ricostruzione degli eventi.
Nei capitoli successivi entra nello specifico di storie ed eventi particolarmente delucidanti come il rapporto tra l’Argentina dei militari e l’URSS, a cui vendevano i cereali nonostante il clima di Guerra Fredda imponesse una scelta di campo più delineata. Moretti rivela come nell’81 l’ambasciatore sovietico all’ONU abbia preteso che non si trasmettesse alla Commissione per i Diritti Umani nessuna denuncia contro l’Argentina.

Più avanti racconta l’emblematica storia di Angela “Lita” Boitano, una delle Madres de Plaza de Mayo, sua amica, con cui ha condiviso i momenti bui e dolorosi della repressione, la rabbia e le difficoltà del periodo della transizione democratica e le giornate di gioia trascorse a Roma in occasione del processo ai militari argentini del 2000.

Dopo questo capitolo l’attenzione si sposta sulle vicende della fase di transizione democratica, il governo Alfonsín, vittima della scriteriata politica economica della Giunta militare che lo aveva preceduto e con problemi enormi di riconciliazione sociale e culturale da fronteggiare: dal dopo-Malvinas, al processo ai militari, alla rivolta del 1987 con cui si impose la Legge di Obbedienza Dovuta.

Con la descrizione dello sciagurato decennio Menem, 1989/99, Moretti approfondisce, rimanendo sempre conciso e comprensibile, gli elementi principali della folle politica economica condotta dal presidente argentino, definita la “Gran Estafa” (la grande truffa).
La scelta di concedere l’indulto ai militari è solo una delle irresponsabilità commesse in quegli anni. Irresponsabilità che hanno portato il Paese alla crisi del 2001.

Lo studio si conclude con la speranza che, secondo Moretti, il nuovo presidente Kirchner ha portato al paese. L’autore dice: “è nata l’Argentina del cambiamento il 27 aprile del 2003”.
L'anullamento delle leggi di Obbedienza Dovuta e del Punto Finale ne sono testimonianza, quanto la proclamazione della ESMA come prossimo "Museo della Memoria" e "Centro per la promozione e la difesa dei Diritti Umani".
Con questa speranza, con ottimismo, si conclude questa analisi della storia argentina degli ultimi sessanta anni. Uno studio attento, sintetico, utile sia a chi vuole approcciare la materia che a chi ne è esperto, grazie alla scrittura ed alla natura stessa dell’autore, testimone diretto ed appassionato di molte delle vicende narrate e quindi preziosissima fonte storica.

Moretti grazie alla sua testimonianza ci regala un esempio di “memoria pratica”, di militanza intellettuale che concretamente regala speranza ed ottimismo per la storia dell’Argentina che verrà.



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