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Il delitto non cade in prescrizione

BinelloSono trascorsi più di vent’anni dall’epoca della guerra "sucia" perpetrata in Argentina dal 1976 al 1983. La dittatura militare, in nome della "Dottrina della sicurezza nazionale", predispose nei minimi particolari le forme di violenza e annientamento, anche psicologico, di un’intera generazione di giovani, studenti, operatori sociali, sindacalisti, giornalisti, religiosi, insegnanti, che si ricordano come i "desaparecidos", un termine emblematico che individua 30 mila esseri umani scomparsi nel nulla solo in Argentina. Senza contare quelli del Cile e di altri paesi che utilizzarono sistemi repressivi del tutto simili in un silenzio coperto da interessi e complicità multinazionali. Appellandosi all’articolo 8 del codice penale, dopo anni di denunce, indagini e inchieste della magistratura, dei parenti delle vittime e di molta stampa, finalmente nel 1998, con il parere positivo del Ministero di Grazia e giustizia, lo Stato italiano si è costituito parte civile e il 21 ottobre del 1999 si è, perciò, potuto avviare a Roma il processo in contumacia contro sette militari argentini accusati della morte di otto persone di origine italiana. Fra le vittime vi erano anche dei sindacalisti. Cgil, Cisl e Uil si sono costituite fra le parti civili del processo a sostegno dei parenti delle vittime. La sentenza del 6 dicembre del 2000 ha condannato i generali Carlos Suarez Mason e Santiago Omar Riveros all’ergastolo e a ventiquattro anni gli altri cinque militari. Il volume attiva un confronto a partire dai commenti del pubblico ministero Francesco Caporale, del penalista Giancarlo Maniga, dei rappresentanti di Amnesty Italia - attraversando i ricordi drammatici di tanti testimoni (fra cui Italo Moretti, le Madri e le Nonne di Plaza de Mayo, alcuni sindacalisti argentini) - per aprire, con i contributi di Sergio Cofferati, Emilio Gabaglio, Cesare Damiano, Enrico Calamai, Julio Godio, Antonio Papisca, Horacio Verbitsky, Gianni Tognoni e altri esperti, un ragionamento di prospettiva sulla globalizzazione dei diritti umani e sull’importanza di realizzare concretamente al più presto organismi transnazionali di giustizia internazionale. Nel libro vengono anche pubblicati integralmente i testi della sentenza italiana del 6 dicembre 2000 e del documento "Nunca mas", insieme ai riferimenti ai provvedimenti argentini dell’obediencia debida e dell’indulto.


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